È l’ultima tendenza, ma si potrebbe definire la più drastica delle contro-tendenze.
Dopo tante, futuriste tecnologie di cottura, ecco prendere piede il più ancestrale degli strumenti di trasformazione del cibo crudo: il fuoco.
Ancora una volta sarà stata la pandemia, con i suoi inviti a riflettere sulla semplicità, a riconsiderare il fascino della naturalezza.
A renderci critici verso gli eccessi artificiosi, fatto sta che la fiamma viva ora esercita un fascino irresistibile, proprio perché vigore ancestrale e semplicità assoluta.
Riconsiderata e rivalutata, la cottura alla brace si emancipa dal barbecue domenicale ed entra nel ristorante e diventa gourmet, come è successo all'Andreina di Loreto dove lo chef Errico Recanati conquista una stella Michelin con un menu di soli piatti alla brace. Lo stesso sta succedendo a Parigi, Londra e, naturalmente, in Australia, patria di Lennonx Hastie, chef e proprietario del ristorate Firedoor di Sidney, che si propone come profeta della nuova tendenza con il suo libro “Fuoco: cucina primordiale”.
Il libro di Hatle abbonda di ricette, rivela trucchi, svela segreti, invita all’emulazione. Leggendolo, per esempio, si può scoprire che il legno di betulla ha note di caramello e miele, ed è l’ideale per cuocere il maiale. Mentre chi volesse grigliare formaggi e frutta dovrebbe utilizzare il prugno.
In ogni caso, sempre e solo fiamma, brace e fumo. Ma può funzionare? Pare proprio di sì, perché l'idea arriva nel migliore momento storico possibile: quello attuale della post-pandemia, quando i più insospettabili hanno scoperto che le mani possono servire anche a impastare, e che fare un fuoco può essere più gratificante ed eccitante che girare una manopola.