
Per chi vuole andare oltre il classico aroma della miscela, un buon caffè etiope è la scelta migliore: colpisce la sua ricchezza aromatica accompagnata da un’acidità lieve.
Le coltivazioni
Questa ricchezza è anche frutto della particolare coltivazione del caffè nel Paese africano, dove ci sono solo poche piantagioni e per lo più gli alberi di caffè crescono nelle foreste equatoriali senza cure particolari.
Le drupe mature vengono raccolte manualmente e portate alle washing station dove convergono i caffè di moltissimi micro produttori (ciascuno con una produzione media di 300 kg l’anno), spesso con caratteristiche diverse.
I chicchi
Di conseguenza nelle confezioni si nota che i chicchi hanno diversa dimensione e forma, il che offre una complessità aromatica che si ritrova in tazza. Mediamente questi caffè offrono un’acidità pulita, con note delicate floreali e più intense di frutta e cioccolato, con un corpo medio, in funzione della tostatura. Con cosa abbinarli? Tra i dolci sono da preferire quelli cremosi al cucchiaio, con frutta rossa, tendenti al liquoroso. Trovano un particolare accordo con financier al pistacchio, composta di amarene e mousse al tè matcha e mandorla; un piacevole contrasto è con cookie con gocce di cioccolato. Se estratti a filtro, i caffè Etiopia sono indicati anche ad abbinamenti con frutta e verdura, suggerendo all’ospite di alternare sorsi di caffè a bocconi vegetali; in questo modo il caffè offre sentori diversi con il variare della temperatura. Bene anche a fine pasto con una macedonia di frutti di bosco. Un contrasto a effetto è con guacamole (ma senza pomodoro) e pane caldo, dove il grasso dell’avocado bilancia la dolcezza del caffè.