Peccato! Peccato aver investito in protocolli di sicurezza per adeguare il locale alle norme previste per il contenimento del contagio. E peccato aver profuso ogni genere di sforzo per formare il personale e per educare la clientela alle regole della nuova quotidianità. Peccato, perché ora, a bar e ristoranti, è richiesto l’ennesimo sacrificio in nome della salute pubblica e l’ultima chimera a cui appigliarsi sembra essere l’asporto e il delivery.
Il virus corre. Certo. Ma in pochi (istituzioni comprese) riescono a stargli al passo. “Per far sopravvivere il settore - dichiara in una nota stampa Roberto Calugi, direttore generale Fipe - serve un cambio di paradigma”. A cominciare da due aspetti essenziali: il credito e le locazioni. “Serve un patto con il sistema bancario per la liquidità delle imprese e serve subito. Va spalmato il debito contratto nel 2020 in un arco temporale lungo”. Di più. "Gli imprenditori di questo settore non sono più in grado di sostenere i costi degli affitti che sono balzati dal 10% al 30% come incidenza del fatturato. O si interviene con una misura ad hoc, o i tribunali sono destinati a ingolfarsi di contenziosi”.
In attesa degli aiuti rivendicati, ai ristoranti è chiesta un’ulteriore prova di coraggio per reinventarsi con progetti di ampio respiro. Occorre prendere consapevolezza dei mutati stili di consumo, di quanto la pandemia abbia cambiato la percezione del tempo e dello spazio e dell’urgenza di attivare nuovi canali di vendita. Perché il rischio è di rimanere impigliati nella rete di lockdown a intermittenza e ristori tardivi.