A passeggio per Barcellona con due celebri chef è un continuo scambio di saluti, battute, opinioni, con altri colleghi che si incontrano nei locali o per le strade. Capisco finalmente perché l’avanguardia gastronomica catalana ha rivoluzionato la cucina al cambiar del secolo: perché è una squadra, non un gruppo di solisti. Che fa poca tv e tanta cucina-ristorante. In Italia, invece, prevale il culto del singolo a fini di immagine; e non basta Identità Golose per cambiare la situazione.
Per rappresentare l’Italia bisognerebbe essere coesi e organizzati. In un mondo globale per rappresentare il proprio Paese bisogna presentarsi con un’identità univoca indipendentemente dalle singole componenti: chef, aziende o prodotti che siano. Italian style o made in Italy sono etichette vuote senza una strategia complessiva a livello Paese. Meglio, anche, puntare sulla semplicità: concentrarsi su pochi aspetti ma assolutamente differenzianti.
Non si può essere bravi in tutto, tuttavia la cultura gastronomica italiana non può essere ridotta agli spaghetti e alla pizza, c’è molto di più nel mondo dell’esperienza e delle emozioni. Infine l’innovazione: legata a concetti come flessibilità, capacità di interpretare i nuovi significati di consumo, desacralizzazione dei riti del passato. Sperimentare con intelligenza, senza tradire storia e tradizioni, per proporre un Paese dinamico e in continua evoluzione.
Alla fine poi bisogna anche sapersi vendere: nel turismo, nel divertimento, nella cultura oggi prevalgono i Paesi che sanno fare marketing. 6 Luglio 2015: Masterchef Francia viene sospeso alla seconda puntata, per crollo di ascolti. Al suo posto su TF1, la rete commerciale francese, un telefilm poliziesco.