Tra gennaio e agosto 2024, negli Stati Uniti, il mercato dei vini luxury ha registrato un calo del 7%, con una forte flessione soprattutto per i vini francesi (-16%) e una stabilità per quelli americani. Tuttavia, in controtendenza si trovano i vini rossi italiani di alta gamma, ossia quelli con un prezzo superiore ai 50 dollari a bottiglia, che hanno registrato una crescita del 3% nelle vendite a valore. Questi vini rappresentano solo una piccola quota, il 2%, del volume totale dei rossi italiani venduti negli Usa, ma detengono il 14% del valore complessivo. Se si considerano anche i vini super-premium, con un prezzo tra i 24 e i 50 dollari, la quota di mercato sale al 23%, nonostante rappresentino solo il 6% delle vendite a volume.
I motivi della crescita
Secondo Lamberto Frescobaldi, presidente dell'Unione Italiana Vini (Uiv), i vini italiani di alta gamma beneficiano della riconoscibilità dei brand territoriali iconici e dell'esperienza turistica che gli americani vivono in Italia, creando un legame affettivo con i prodotti una volta rientrati in patria. Tra i vini italiani luxury, le etichette toscane sono le protagoniste assolute, con una crescita del 13% tra gennaio e agosto 2024 e una quota del 45,5% del mercato statunitense dei rossi italiani di alta gamma. Il Brunello di Montalcino è la denominazione leader, con il 32% del mercato dei rossi di lusso, seguito a distanza da Bolgheri (11,5%) e Chianti Classico (2%). Tra i vini piemontesi, il Barolo si classifica al secondo posto assoluto con il 16% del mercato, mentre il Barbaresco è al 4%.
Le regioni che perdono
Al contrario, aree enologiche - francesi e non - che hanno storicamente dominato il mercato dei vini di lusso a Stelle e strisce stanno attraversando un periodo di difficoltà: Bordeaux segna un -37%, Borgogna -12% e l'americana Napa Valley -24%.
Durante l'inaugurazione di Vinitaly.USA a Chicago, Marzia Varvaglione, presidente dell'Associazione dei Giovani Imprenditori Vitivinicoli Italiani (Agivi), ha sottolineato l'importanza di adattarsi ai nuovi trend del mercato, come i prodotti a basso o nullo contenuto alcolico. Ha inoltre enfatizzato che i produttori italiani non dovrebbero avere pregiudizi verso queste novità, ma piuttosto comprendere i cambiamenti in corso per comunicare il vino in modo più inclusivo, soprattutto verso le nuove generazioni.